Arusha National Park
“Raccontami colobo in toga bianca e nera, i segreti di questo paese dove il tempo sembra non essere passato mai”
Il parco, ad una trentina di chilometri da Arusha, non è grande, ma presenta una topografia molto diversificata, con promontori che variano dai 1500 ai 4.500 metri.
Comprende ad ovest il cratere del Monte Meru, che con i suoi 4566 m è, dopo il Kilimajaro, il secondo monte della Tanzania, a nord-est l’ambiente lacustre di Momela, a sud-est il vulcano Ngurdoto, nonché piccoli coni vulcanici, e una piccola pianura chiamata pretenziosamente Serengeti Ndogo (cioè piccolo Serengeti).
Escluso dalla buona parte dei circuiti turistici tradizionali del Nord è invece a nostro avviso una tappa davvero propedeutica alla visita dei grandi parchi.
Un piacevole antipasto prima della grande abbuffata.
Comprensibile errore in un safari, soprattutto se si tratta del primo, è l’ostinata, quasi ossessiva ricerca del leone.
Questa foga è talvolta così accecante da non permettere di assaporare l’intero e ricco patrimonio di fauna e flora che copiosamente si dispiega ai nostri occhi.
Bene, qui di leoni non ce ne sono, non resta quindi che mettersi il cuore in pace e guardare cos’altro c’è da vedere, e ce n’e, eccome!.
Giraffe, zebre, antilopi, uccelli variopinti, famiglie intere di babbuini, così simili nelle loro relazioni a noi umani, facoceri, antilopi, e, rarità del parco: la presenza dei colobi guereza (bianchi e neri) dal lungo pelo che li fa sembrare a vecchi saggi in toga, piuttosto che scimmie.
Li direste millenari custodi di segreti atavici. Saltano da un ramo all’altro con morbida eleganza, e, quando, celati dalle fronde, non sono più visibili, avrete l’impressione che si siano magicamente dileguati.