I masai, un popolo pittoresco di pastori, vivono negli spazi aperti della Great Rift Valley dell’Africa orientale. Stanziati nel Kenya e nella Tanzania, sono sopravvissuti a un’epoca passata e vivono più o meno come vivevano i loro antenati secoli fa. Noncuranti del passare del tempo, la loro vita è regolata dal levare e dal calare del sole e dal continuo mutare delle stagioni.
Il popolo Masai ha una cultura piuttosto complessa, con un’organizzazione sociale rigidamente suddivisa per ruoli e fasce d’età.
I Masai parlano una lingua propria, molto articolata, il “maa”, da cui il nome dell’etnia che è da loro pronunciato “Maasai”.
I Masai sono monoteisti: credono in Enkai. Sono cacciatori e guerrieri, ma soprattutto allevatori di mucche, asini e capre, che custodiscono di sera all’interno del villaggio, un insieme di capanne di frasche con tetto di fango, le enkang, la cui altezza massima è di circa 1,5 metri e alla cui manutenzione provvedono le donne.
Le abitazioni sono disposte a cerchio, protette all’esterno da rami di acacia spinosa per la difesa. Tale tipo di costruzione sta ormai sparendo, lasciando il posto a costruzioni stabili in pietra.
I giovani Masai vengono sottoposti a un rito di iniziazione prima di accedere alla classe dei guerrieri ed essere considerati adulti e pronti per il matrimonio. Il rito più importante è la circoncisione, che deve essere sopportata in silenzio. Dopo la circoncisone, il giovane è considerato un Moran, cioè un giovane guerriero. Per i successivi sei mesi, dovrà vestirsi di nero e potrà disegnare sul viso dei simboli usando terra bianca.
L’abilità dei masai sta nel saper sopravvivere nell’ambiente aspro e nel paesaggio accidentato della Rift Valley. Camminando a lunghi passi, percorrono grandi distanze alla ricerca di pascoli verdi e sorgenti d’acqua per il bestiame. Sorvegliano il loro bestiame in mezzo a branchi di gnu, zebre, giraffe e altri animali della pianura che pascolano nello stesso habitat.
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The Masai, a colorful pastoral people, live in the open spaces of the Great Rift Valley of East Africa.
Allocated in Kenya and Tanzania, they are from a bygone era survivors and live more or less how they lived their ancestors centuries ago. Heedless of the passage of time, their lives are governed by the rising and setting of the sun and the ever-changing seasons. The Masai people has a rather complex culture, with a social organization rigidly divided by roles and age groups. The Masai speak their own language, very articulate, the "maa", hence the name of their ethnicity which is pronounced "Maasai". The Masai are monotheistic: believe in Enkai. They are hunters and warriors, but most breeders of cows, donkeys and goats, who guard in the evening in the village, a collection of huts made of branches with mud roof, enkang, whose maximum height is about 1.5 meters and to provide serviceable women. The houses are arranged in a circle, protected from outside the thorny branches of acacia for the defense. This type of construction is now disappearing, giving way to stone stable buildings. The young Masai undergo a rite of initiation before entering the warrior class and be considered an adult and ready for marriage. The most important ritual is circumcision, which must be endured in silence. After the circumcision, the young man is considered an Moran, that is, a young warrior. For the next six months, he will have to wear black and will draw on the face of the symbols using white clay. The skills of the Masai is knowing how to survive in harsh and rugged landscape of the Rift Valley. Walking with long strides, they travel great distances in search of green pastures and water sources for livestock. They guard their livestock in the midst of herds of wildebeest, zebras, giraffes and other plains animals that graze in the same habitat.
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